Il mandato d’arresto nei confronti del presidente russo Vladimir Putin emesso dalla Corte penale internazionale è valido in 123 Paesi.
Il 17 marzo scorso la Corte penale internazionale ha emesso un mandato d’arresto nei confronti di Vladimir Putin. Il presidente russo ora rischia di essere arrestato nei 123 Paesi che hanno ratificato lo Statuto di Roma che riconosce la giurisdizione del Tribunale dell’Aja.
Si tratta della prima volta nella storia che un leader di una superpotenza nucleare sia indagato per crimini di guerra. Nonostante i vari ostacoli giuridici della Corte, l’accusa pubblica è stata formulata. Putin è accusato di aver deportato e trasferito illegalmente in Russia 20mila bambini residenti nei territori occupati ucraini. Inoltre, l’Occidente starebbe pensando ad un tribunale speciale per il crimine d’aggressione per scavalcare l’immunità di cui godono i capi di Stato.
Dove rischia lo Zar
Per essere processato, lo Statuto di Roma prevede che lo stato in cui si trova la persona indagata sia cittadino di uno Stato membro della Corte penale internazionale. Il tribunale dell’Aja non può giudicare un imputato in sua assenza. Per assicurare Putin alla giustizia internazionale bisognerebbe perciò accordarsi separatamente con il Cremlino per consegnarlo in custodia. Così avvenne quando il dittatore jugoslavo Slobodan Milosevic fu catturato nel 2001, l’arresto fu concordato con il governo serbo.
I 123 paesi parte della Icc, sono i due terzi degli stati membri dell’Onu e sono: i 27 dell’Ue, Canada, Australia, America Latina e molti stati africani. Non ne fanno parte la Turchia, Israele, India e Cina quei paesi amici dove Putin può recarsi tranquillamente senza in rischio di essere arrestato. Particolare è la situazione degli Usa perché sono usciti dall’organizzazione e Trump aveva inviato un ordine esecutivo contro il Tribunale dell’Aja abrogato con Biden.